Si sa, noi italiani siamo longevi e siamo orgogliosi di esserlo. Viviamo in media due anni in più dei nostri concittadini europei, ma la percezione di benessere da parte dei nostri anziani ci colloca solo 14esimi in Europa e 37esimi nel mondo. In Italia, in effetti, viviamo ancora di una forte solidarietà famigliare ma sono sempre di più gli anziani che vivono da soli o senza famigliari vicini. Siamo inoltre uno dei Paesi con politiche per l’invecchiamento attivo più carenti.
Nonostante questo è importante osservare che le persone tra i 65 e 74 anni non si sentono anziane e, anche se le donne di questa fascia di età si sentono mediamente più vecchie dei loro coetanei maschi, in ogni caso si ritengono meno vecchi di quanto li ritengano gli altri. Con l’età impariamo a vedere il bicchiere mezzo pieno.
In effetti i 65 anni sono ormai una soglia solo statistica. Diventare nonna o nonno è ormai un evento sganciato dall’idea di invecchiamento che è invece più legata a esperienze di perdita: la perdita di abilità fisiche, la perdita di relazioni, l’assenza di progetti.
I nuovi anziani sono sostanzialmente ottimisti ma consapevoli che il loro benessere può essere migliorato. In effetti ci troviamo di fronte a due sfide distinte: la longevità come primato da mantenere e l’invecchiare bene come dimensione da migliorare.
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