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Patient Journey

di Softwareuno
Aggiornato al 17 Settembre 2021

Al boom delle applicazioni mobile è seguita una vera e propria rivoluzione del mondo dei servizi, e con essa sono cambiate anche le aspettative degli utenti del mondo sociosanitario e sanitario.

Quali saranno nel novità sul fronte della Patient Experience (Esperienza del Paziente) e quali dubbi e timori dovranno essere superati per raggiungere il cambiamento? Sono queste le tematiche che affronta Paolo Galfione nel suo articolo della rivista Cura di settembre.

Chi saprà realmente cavalcare questo modello di trasformazione digitale potrà aumentare in maniera significativa la propria reputazione mostrandosi efficiente e preciso, potendo offrire al proprio cliente un percorso affidabile, puntuale e senza attese e spostamenti inutili”.

Sarà, quindi, necessario mettere in discussione l’attuale organizzazione dei servizi sanitari, assumendo il punto di vista dell’utente e analizzando la sua “Patient Journey”, ovvero il suo viaggio attraverso i servizi per la salute.

Ma non basterà adottare solamente un approccio telematico, si tratta di coinvolgere il paziente nel proprio percorso di cura, potenziando la sua relazione con i sanitari, anche ricorrendo al racconto e al dialogo attraverso la medicina narrativa e le comunità tematiche, continua Galfione:

“Ripensare i servizi sanitari e alla persona da una prospettiva dell’utente è ormai una priorità per tutte le organizzazioni che hanno compreso che, alla fine, la qualità della vita non è una dimensione che può decidere il professionista in autonomia, ma, in ultima analisi, solo il paziente.”

La telemedicina, in questo senso, rivoluziona la cultura della salute, ingaggiando il cittadino in attività di prevenzione e di mantenimento del benessere nei casi di cronicità e avvicinando sanitari e pazienti. “Grazie all’utilizzo di applicazioni semplici è possibile fare formazione e informazione sulla prevenzione e il trattamento delle principali patologie croniche da cui è affetta una percentuale rilevante della popolazione che necessita di trattamenti sanitari continuativi e che genera quasi il 60% della spesa sanitaria.”

Per concludere: “Ripensare i servizi sanitari e alla persona da una prospettiva dell’utente è ormai una priorità per tutte le organizzazioni che hanno compreso che, alla fine, la qualità della vita non è una dimensione che può decidere il professionista in autonomia, ma, in ultima analisi, solo il paziente.”.

Leggi l’articolo completo sulla rivista Cura.

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