Si chiama Faber Fabbrica Europa ed è l’agenzia di I.S.R.A.A. dedicata alla ricerca e sviluppo per l’innovazione sociale. Intervistiamo Oscar Zanutto, coordinatore dell’iniziativa.
Quando è nata Faber e in quale contesto si colloca?
Faber nasce nel 2017 come polo innovativo di I.S.R.A.A., Istituto per Servizi di Ricovero e Assistenza Anziani. Il nome Faber, una crasi tra le parole “Fabbrica” ed “Europa”, contiene in sé i due nuclei fondativi dell’hub: il desiderio di “fabbricare” e diffondere innovazione sociale tramite un dialogo e una interazione costanti con il panorama europeo, intrecciando le sfide del territorio a quelle comunitarie.
Configurandosi come proiezione di I.S.R.A.A., il contesto in cui Faber affonda le proprie radici e ne informa in primis l’agire è quello dell’invecchiamento e delle criticità che ad esso si legano, quali la cronicità e le malattie neuro-degenerative, su cui l’azienda ha maturato un’ampia e profonda expertise. A partire da questo ambito, già di per sé sfaccettato e multiforme, Faber ha progressivamente allargato il proprio sguardo verso le ICT, l’age friendly environment, l’healhty ageing, il supporto ai caregivers, e verso i molti settori che confluiscono in ciò che l’Europa identifica oggi con la categoria di “Social Innovation”.
Quali sono gli obbiettivi dell’hub rispetto ai grandi mutamenti che stanno coinvolgendo i players del settore?
I mutamenti di natura economica, demografica e sociale che stanno investendo Europa e Italia, domandano una riconfigurazione dei servizi e un ripensamento del ruolo delle comunità nell’intento di predisporre e diffondere modelli e pratiche che risultino sempre più inclusivi, capaci di intercettare i bisogni specifici dei cittadini e del territorio, flessibili ma soprattutto sostenibili. In questo scenario, Faber desidera promuovere l’innovazione scientifica, culturale e tecnologica in ambito sociale allineandosi alle politiche di inclusione, universal design e smart community, implementando e sostenendo gli scambi tra territorio ed Europa favorendo così l’importazione, l’esportazione e la circolazione di expertise, buone pratiche e idee innovative.
Mossa da questa intenzione, Faber aderisce a network italiani ed internazionali così da essere parte attiva nei processi di ideazione e diffusione dell’innovazione sociale e collocarsi in prima linea nella ricerca e nella sperimentazione. I network costituiscono infatti un circuito prezioso tanto per favorire la circolazione delle idee, quanto per sviluppare partenariati strategici.
Faber si propone inoltre come innovation hub per aggregare organizzazioni pubbliche e/o private che intendono sviluppare i loro progetti e attività nell’ambito dell’innovazione sociale. E’ infatti la sede di un coworking finalizzato alla costruzione di progetti europei, connesso con realtà locali, nazionali e internazionali, università e centri di ricerca pubblici e privati, impegnati nella ricerca di innovazioni applicate al sociale, e in particolare appunto all’invecchiamento.
Faber guarda al futuro e al contesto europeo, ma è per vocazione profondamente radicata sul territorio, nascendo in una realtà di riferimento come I.S.R.A.A. di Treviso. Come si coniugano i due aspetti: locale e globale?
L’interazione con il territorio e gli stakeholders rappresenta una componente imprescindibile nel settore della progettazione e dell’innovazione sociale, e non a caso costituisce un ingrediente chiave dell’azione di Faber. È infatti oramai noto che per avviare cambiamenti virtuosi di carattere macro è necessario agire a livello micro, intercettando le esigenze, ma soprattutto le potenzialità della comunità locale e del territorio. Il territorio e i suoi stakeholders rappresentano dunque delle risorse sotto molteplici aspetti: sono capaci, se adeguatamente interrogati, di rendere conto di problematiche, necessità e bisogni non sempre evidenti ad uno sguardo esterno; sono inoltre in grado di offrirsi come connettori di informazioni, saperi e competenze; costituiscono infine i luoghi privilegiati a partire dai quali avviare l’azione concreta mettendo in atto progetti e pilots a cui Faber aderisce. Per queste ragioni il loro coinvolgimento risulta irrinunciabile al fine di “agire il cambiamento”, sperimentare modelli nuovi così da testarne la validità e adattarli alle realtà locali nell’intenzione di renderli fruibili e davvero efficaci.
Il dialogo di Faber con il territorio e i suoi attori è pertanto continuo e il più possibile ramificato, coinvolgendo sia gli attori istituzionali operanti in area sociale, che l’insieme delle realtà che rappresentano l’associazionismo e la ricerca universitaria. All’interno di tale contesto Faber agisce come agente di facilitazione dell’innovazione generata dalla partecipazione alle opportunità di progettualità europee esistenti.
Recentemente Softwareuno e I.S.R.A.A. hanno lanciato una sperimentazione innovativa rivolta a persone a rischio di isolamento, che sfrutta le tecnologie per la realtà virtuale. Vuoi raccontare ai nostri lettori qualcosa di più sul progetto?
Il progetto mira ad utilizzare la realtà virtuale come strumento di socializzazione con l’obiettivo specifico di ridurre l’isolamento sociale delle persone anziane. Il target iniziale è composto da due gruppi di anziani di 30 persone afferenti alla residenza R.A.C.T., uno dedicato al gruppo sperimentale e uno di controllo. Per condurre l’azione verrà adoperato un visore su cui scorreranno una serie di immagini (ambienti naturali, contesti urbani, luoghi familiari e non), esito di una selezione operata a monte dagli anziani stessi affiancati dagli psicologi I.S.R.A.A. a partire da una serie proposta da Sofwareuno. L’intento del filtraggio è identificare quelle che a giudizio degli utenti rappresentano un veicolo di sensazioni positive, al fine ultimo di ottenere una risonanza emotiva nell’utilizzatore, risonanza amplificata proprio dall’alto livello di coinvolgimento reso possibile dalla tecnologia della realtà virtuale. Lo stato di benessere e rilassamento che si spera così di ottenere è considerato cruciale per passare alla fase di socializzazione tra i partecipanti che segue questo primo momento. Tramite l’aiuto degli psicologi I.S.R.A.A., gli anziani saranno spronati a confrontarsi su ciò che hanno visto, sulle sensazioni suscitate, sui ricordi e i pensieri indotti, incentivando così lo scambio e il dialogo. La sperimentazione durerà circa due mesi e avrà inizio nel mese di giugno 2019. L’obiettivo è raccogliere dati utili a valutare le effettive potenzialità dello strumento nel farsi potenziale collettore di socializzazione, ma anche cogliere le possibili criticità legate all’utilizzo del device tecnologico e della stessa realtà virtuale dal punto di vista della tolleranza fisica. L’intera sperimentazione verrà elaborata dal team di psicologi I.S.R.A.A. con la supervisione della Facoltà di Psicologia dell’Università di Padova con specifica expertise nell’ambito dell’ageing.
Come guardate al futuro e quali sono gli scenari all’orizzonte?
Obiettivo primo di Faber è senza dubbio quello di aprire e rendere recettivi il territorio e le sue infrastrutture ai cambiamenti e alle proposte che provengono dall’esterno. Questa apertura non deve tuttavia essere confusa con un’assunzione passiva e acritica di modelli, né tantomeno con adattamento omologante a linee guida imposte dall’alto, ma piuttosto come uno stimolo a farsi protagonista del cambiamento secondo una prospettiva di co-design che assume la comunità e i cittadini come attori e co-costruttori della stessa e delle sue infrastrutture.
A tal fine, Faber mira ad espandere e consolidare sempre più il proprio network di relazioni nazionali ed internazionali. Il dialogo con realtà molteplici (università, centri di ricerca, imprese, start up, realtà più o meno informali che agiscono sul territorio europeo) è indispensabile per allargare e approfondire saperi e competenze, per poter quindi costruire idee innovative su fondamenta solide. Se l’innovazione, come già detto, per essere efficace non può prescindere dall’analisi del territorio e dei suoi attori, allo stesso modo essa richiedere la convergenza di conoscenze multidisciplinari complesse, capaci di inquadrare le azioni messe in atto entro un quadro teorico e scientifico consistente. Non esiste infatti vera innovazione senza studio e ricerca, e quest’ultima a propria volta non può prescindere dall’interazione e dello scambio tra discipline e mondi differenti ma convergenti.