Di seguito troverete il mio intervento al webinar organizzato dal Marchio Qualità e Benessere sul tema delle tecnologie al servizio dell’anziano e della sua salute. Una panoramica sull’evoluzione del mondo sanitario e dei servizi alla persona, e sul ruolo della pandemia Covid-19 nel introdurre un nuovo interesse per il digitale nei processi di cura.
Softwareuno è nata negli anni ‘90 con i sistemi gestionali per case di riposo, ma è solo negli ultimi 10 anni che le strutture hanno iniziato ad inserire le tecnologie accanto agli anziani in reparto. Il primo passo è stato circa nel 2010 con lo sviluppo e l’inizio della diffusione all’interno delle RSA della cartella socio sanitaria elettronica, cominciando un po’ alla volta ad abbandonare la carta e ad adottare sistemi digitali per la gestione dell’informazione.
Il nostro primo impegno è stato quello di realizzare delle soluzioni che abilitassero gli operatori soprattutto per quanto riguarda la gestione dei processi (ad esempio del PAI), strumenti che andassero oltre la dematerializzazione, per condividere le informazioni e supportare i processi di cura.
Abbiamo cercato di portare i tablet nel reparto per permettere agli operatori di vedere quali attività erano pianificate e di rendicontarle. Il nostro lavoro si era concentrato moltissimo sugli strumenti digitali per “chi opera” e dunque sulla digitalizzazione del processo.
Sempre negli ultimi 10 anni abbiamo anche assistito ad un profondo cambiamento delle strutture residenziali, le quali pian piano si sono ritrovate ad essere non più semplici residenze, ma dei centri di servizi. Lo scenario che si prospetta per le RSA è quello di diventare dei presidi sul territorio in grado di sostenere tutte le attività, anche quelle a domicilio.
Fino all’inizio di quest’anno l’idea di lavorare per dotare i pazienti e i loro care giver informali di applicazioni e sistemi per comunicare con il sistema di cura era lontana. Pensavamo che si sarebbe realizzata più avanti e continuavamo a sostenere digitalmente l’innovazione al servizio degli operatori. Ad inizio Marzo è arrivato il Covid-19 e con esso sono cambiate diverse cose.
Dal punto di vista pratico, abbiamo cercato di aiutare i nostri clienti implementando un sistema di gestione della RSA che permettesse il colloquio con i parenti. Abbiamo realizzato in tempi brevissimi una versione evoluta di Portale Parenti che apre dei canali di comunicazione tra parenti e ospiti, passando attraverso un sistema di mediazione da parte del coordinatore.
È stata immediata la capacità di utenti e di professionisti di familiarizzare con i sistemi di videoconferenza, che permettessero ai familiari di accedere ai parametri vitali o ad altri parametri che permettessero a chi stava a casa di monitorare l’andamento della situazione clinica della persona nella residenza. Per noi è stato un primo esempio concreto di integrazione.
In effetti queste attività di condivisione sarebbero state possibili anche con strumenti disponibili gratuitamente online, ma si tratta di strumenti aperti, che non garantiscono una comunicazione protetta. Abbiamo cercato di mettere insieme strumenti di comunicazione come chat e videochiamate e un accesso protetto e circoscritto al fascicolo socio sanitario, proprio con l’obiettivo di creare un ecosistema di comunicazione che fosse protetto, che garantisse la privacy, e fosse mediato da un coordinatore, mettendo insieme più tecnologie e rendendole facili e abilitanti, per chi le doveva utilizzare.
Nel frattempo mentre noi lavoravamo, Zucchetti si è messa a disposizione con un’iniziativa di solidarietà digitale verso gli ospedali, realizzando una piattaforma di tele monitoraggio dei pazienti Covid-19 a domicilio. È stata un’esperienza veramente forte e importante perché ha permesso in quei giorni così faticosi per le gestioni ospedaliere di attuare un monitoraggio dei pazienti che potevano rimanere a casa in osservazione, contribuendo enormemente ad alleggerire i reparti ospedalieri.
I pazienti da casa misuravano i parametri vitali e compilavano un questionario nel sistema, il punteggio generato permetteva al personale della centrale operativa di capire qual era la situazione ed eventualmente di intervenire per ricoverare il paziente nel caso che la situazione peggiorasse.
Da questa esperienza che è stata anche umanamente trasformativa, in Zucchetti abbiamo capito che il mondo sanitario si trova di fronte ad un momento di profonda trasformazione, ed è nata la volontà di creare una divisione che prima non esisteva in Zucchetti, un grande progetto Zucchetti Health Care Solution che si occuperà esclusivamente di fare innovazione a 360 gradi nel settore sanitario e socio sanitario.
Ci siamo resi conto anche di quanto si sia trasformata in questo periodo la sensibilità degli operatori sanitari. Nelle ultime settimane, parlando con chi si è sempre occupato di portare avanti sistemi di gestione della salute con strumenti di tipo tradizionale, ho avuto conferma che nell’ultimo periodo è emersa una forte volontà di riorganizzare i percorsi di cura utilizzando strumenti digitali, grazie anche al fatto che tutti abbiamo convissuto fortemente con gli strumenti digitali negli ultimi mesi.
Questo progetto è stato nominato ZLife, proprio per comunicare che si tratta di un progetto di innovazione che va oltre la gestione del Covid, e che permetterà al care team che lavora intorno al paziente di utilizzare un sistema di videochiamata, di prenotazione dell’incontro di tele visita e tele diagnosi, condividendo con il paziente degli strumenti che permettano di tenere traccia delle attività che devono essere svolte a casa. Strumenti che siano anche di supporto per il care giver e che permettano di passare da un momento in cui la tele medicina non riusciva a decollare, ad un modello in cui diventa protagonista l’incontro continuativo tra chi può dare una mano e i pazienti che ne hanno bisogno. Allo sviluppo di questo progetto sta collaborando anche Faber Fabbrica Europa lo spin-off innovativo di I.S.R.A.A. Treviso, sia per quanto riguarda le fasi di sviluppo che di sperimentazione.
La tecnologia è pronta ma è ancora frammentaria, quello che bisogna fare è far parlare tra loro questi sistemi e soprattutto utilizzare sistemi che possano essere messi facilmente in rete e non richiedano nessuno sforzo a chi li deve utilizzare (sia a utenti che a operatori).
Un’altra cosa che stiamo facendo attraverso i data scientists del gruppo Zucchetti, è lavorare sui dati per costruire dei sistemi esperti di tipo predittivo, che consentano di capire come sta evolvendo il quadro clinico di una persona, oppure fare delle analisi sulla popolazione che siano in grado di predire come si sta muovendo una pandemia piuttosto che capire quali sono i fattori di rischio per le persone più anziane che hanno patologie concomitanti.
Per concludere, ci siamo accorti che è cambiato di più negli ultimi tre mesi che negli ultimi 10 anni.